PALAZZO FREGANESCHI (già Pirola)
(Freganeschi: antica casata di origine piemontese)
(vincolato dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali il 31 maggio 2001)
Nel Catasto di Carlo VI del 1721 è indicata quale casa di
propria abitazione di Carlo Cremona Freganeschi e in quello lombardo-veneto
(1865) quale proprietà della Nobildonna Maria Bianchi in Sanbrunico.
Sorgeva forse sull’area di un antico convento dei Servi
di Maria (un ordine monastico caro al vescovo Ottone Visconti), ipotesi
questa corroborata dalla presenza di voltoni medioevali in alcuni ambienti
dell’edificio.
La villa è costituita da un imponente corpo di fabbrica
lineare, parallelo al corso del Naviglio, la cui estremità occidentale è
occupata dallo scalone d’onore che prospetta sulla strada in forma di
torre. E’ questa, insieme al portale d’accesso,
l’unico elemento del complesso visibile dal vicolo Corridoni.
La villa presenta elementi strutturali e decorativi
neoclassici dovuti ad un intervento su un edificio preesistente seicentesco.
La facciata ha una struttura anomala determinata dall’inserimento
dell’importante Pronao all’estremità occidentale e ciò determina la
rottura della simmetria della fronte che acquista però in importanza.
Il Pronao sorretto da quattro imponenti colonne in granito
sovrastate dal timpano, con soffitto cassettonato e dipinto a finto rosone,
risente l’influenza di Simone Cantoni, il geniale architetto che con il
Piermarini è da annoverarsi fra i principali protagonisti della grande
stagione neoclassica a Milano e in Lombardia.
La villa non è più fruibile dal Naviglio, sono ancora
però visibili le spallette dell’approdo. L’armonioso giardino all’italiana
è andato completamente distrutto. L’interno è suggestivo. Nonostante molte pitture siano
nascoste da imbiancature e soppalcature, all’ultimo piano è tuttora
visibile una grande volta interamente affrescata con motivi a grottesche e
deliziose scene campestre in cui viene raffigurato il lavoro dei campi: la
mietitura, la falciatura, la vendemmia e la raccolta del baco da seta. E’
interessante notare che al di sopra della volta, nell’intercapedine del
sottotetto, si conserva tuttora il soffitto seicentesco in legno,
cassettonato e dipinto.
In un’altra stanza si può ammirare un ampia lunetta nel
cui centro campeggia un medaglione con le iniziali della casata e tutt’attorno
strumenti musicali, delicati negli accordi cromatici, di grande bellezza. La
particolare iconografia fa presupporre trattarsi della "stanza della
musica" (un analogo soggetto si trova a Palazzo Isimbardi a Milano). E’ qui doveroso un richiamo al pessimo stato di
conservazione dell’intero edificio che negli ultimi decenni è andato
vieppiù degradandosi: il Pronao è per un terzo chiuso dall’addossamento
di un corpo di fabbrica risalente agli anni quaranta; persistenti
infiltrazioni d’acqua (causati dal dissestamento del tetto) minacciano
pericolosamente gli affreschi sottostanti; numerose pitture, come già
accennato sopra, giacciono nascoste sotto imbiancature, soppalcature e
tramezze. Alla luce di questi riscontri, non è più possibile
tacere il rischio reale (se non si pone mano quanto prima ad un urgente
intervento di recupero) di perdere definitivamente uno dei monumenti più
significativi dal punto di vista storico-artistico che Gorgonzola possa
ancora vantare e che costituisce la testimonianza più bella della nostra
memoria storica.